mercoledì 7 luglio 2010

Alcune opere...

Villa Savoye

La villa Savoye situata a Poissy in Francia è una delle opere più celebri di Le Corbusier e fu realizzata tra il 1929 e il 1931. Questo edificio è diventato monumento storico il 16 dicembre 1965. Dopo anni di abbandono la villa è stata restaurata ed è ormai aperta al pubblico.
n questa costruzione, Le Corbusier applica integralmente i suoi cinque punti (i pilotis, il tetto-giardino, la pianta libera, la facciata libera e la finestra a nastro) dimostrando allo stesso momento quanta varietà è possibile ottenere pur rispettando tale guida normativa. Inoltre la costruzione riflette altri suoi parametri progettuali: i legami con la pittura purista, la coesistenza di forme "libere" e geometriche, l'architettura dei percorsi, il rapporto con l'ambiente naturale che la rendono tra le più emblematiche del suo pensiero.

La pianta della casa nasce da una maglia quadrata di pillole aventi fra loro una distanza di md 4,75; dimensionalmente essa deriva dall'arco di curvatura di un'automobile che, penetrando nella maglia, gira all'interno di essa e si introduce nello spazio destinato a garage. Sono quindi presenti due motivi, per così dire, archetipi di Le Corbusier: la chiocciola ed il quadrato, che si ritrovano alla base di molte altre sue opere.

Nel corpo di fabbrica a pianterreno, avente un lato curvo, oltre al garage, vi è un alloggio di servizio ed il vestibolo da cui parte una scala e una rampa, disposta lungo l'asse della pianta. Il piano superiore contiene su tre lati l'alloggio (un grande soggiorno più tre camere con servizi) e sul quarto lato, che si estende dalla parete esterna alla rampa di spina, si apre una grande terrazza, cui corrisponde un vuoto sul solaio sovrastante. La terrazza rappresenta uno dei cinque punti di Le Corbusier, il tetto-giardino e viene descritta dall'architetto con queste parole: "Il vero giardino della casa non sarà sul suolo, ma al di sopra di esso a tre metri e cinquanta: questo sarà il giardino sospeso dove il suolo è secco e salubre, dal quale si vedrà tutto il paesaggio, assai meglio che non dal basso". La rampa porta dalla suddetta terrazza-giardino al piano di copertura della casa dove si stagliano i corpi curvilinei del solarium e della scala. Due vuoti corrispondenti rispettivamente al terrazzo inferiore descritto e ad un altro più piccolo che sovrasta il terrazzino della cucina del piano sottostante; la conclusione della rampa centrale. Un elemento importante di questa casa è la rampa, equivalente alla spina centrale dell'intera costruzione. Essa collega al coperto il pianterreno col primo piano e, all'aperto, quest'ultimo col tetto-giardino. In tal modo la rampa, vera e propria promenade architecturale, costituisce un elemento plastico costantemente visibile nella parte centrale della casa sia per chi guarda dall'interno, sia per chi guarda dalla terrazza del primo piano.

La volumetria esterna è tanto semplice e schematica da apparire "brutalista" ante litteram: un basso parallelepipedo tagliato su ogni lato da un'asola orizzontale, sospeso rispetto al suolo da sottili pilastri e sormontato da corpi semicircolari disposti asimmetricamente. Quanto al rapporto con l'ambiente, Le Corbusier scrive: "La casa si poserà nel mezzo dell'erba come un oggetto". Tuttavia, se la scarna volumetria e questo distaccato rapporto con la natura -frutto entrambi di una poetica figurativa e d'un programma comune a tutto il razionalismo e all'arte astratta- rientrano indubbiamente nell'intenzionalità dell'autore, alcuni aspetti particolari dell'opera trasformano ed arricchiscono i suoi lati schematici e programmatici. Per esempio le quattro facce non sono, come sembrano, tutte uguali fra loro. Due di esse hanno i pilotis a filo di parete, mentre le altre due sono a sbalzo rispetto ai montanti, realizzando così la vera e propria facciata libera. Inoltre se tale divario si deve alla struttura, quello che andiamo a descrivere va attribuito ad una ancora più precisa volontà conformatrice; infatti la posizione asimmetrica dei corpi sovrastanti l'edificio, formanti un plastico gruppo a sé e la loro stessa varietà morfologica conferiscono una nota di varietà ed ambiguità al tutto, così da rendere ogni visuale di prospetto diversa dall'altra: guardandolo dai vari lati, il suddetto gruppo ora appare a sinistra, ora a destra, ora scompare del tutto per chi guarda dal basso, disposto com'è in un angolo eccentrico del tetto-giardino. È da notare inoltre che la facciata corrispondente alla terrazza-giardino è simile alle altre; e ciò chiaramente in deroga al principio funzionalista per cui l'esterno dovvrebbe rispecchiare fedelmente l'interno. E tale deroga, cui forse un Gropius o un Mies Van der Rohe non avrebbero mai consentito, è la prova migliore del modo di progettare di Le Corbusier che procede per immagini. Lo spazio architettonico interno ed esterno deve sì corrispondersi, ma non al punto da scompaginare una immagine che egli aveva prefigurato in nome non solo di una logica funzionale ma anche, in questo come in numerosi altri casi, in quello di una logica della fantasia.

Il volume viene tagliato verticalmente da quella che viene definita promenade architectural, rampa che dal pianterreno porta direttamente al solarium ad ammirare le rotondità degli object a reacion poetique, quelle forme plastiche ben visibili dall'esterno.



I cinque punti di Le Corbusier

I cinque punti espressi in "Verso una Architettura":

1. I Pilotis. Risolvere un problema in maniera scientifica significa innanzi tutto distinguere i suoi elementi. In una costruzione si possono senza dubbio separare le parti portanti e non. Al posto delle primitive fondamenta, sulle quali poggiavano setti murari, il cemento armato permette di usare fondamenta puntiformi e al posto dei muri pilastri. I pilotis sollevano la casa dal suolo, gli spazi vengono sottratti all'umidità del terreno e hanno luce ed aria. La superficie occupata dalla costruzione rimane al giardino che passa sotto alla casa, il giardino è anche sopra la casa, sul tetto. le corbusier

2. I Tetti Giardino. Il tetto piano richiede in primo luogo un utilizzo logico ai fini abitativi: tetto-terrazza, tetto-giardino. Il calcestruzzo richiede una protezione dagli sbalzi termici, per assicurarne una maggior durata. Il tetto-terrazza soddisfa anche quest'esigenza, adottando una misura particolare di protezione: sabbia ricoperta di lastre spesse di cemento, a giunti sfalsati seminati con erba. L'effetto ottenuto e quello di una massa termoregolatrice, radici e sabbia lasciano filtrare l'acqua lentamente. I tetti-giardino diventano opulenti: fiori, arbusti e alberi, prato. In generale per una città i tetti-giardino significano il riscatto di tutte le superfici edificate.

3. Il Plan Libre. I muri portanti, partendo dal sottosuolo, si sovrappongono formando il pianterreno e gli altri piani, fino al tetto: la pianta è schiava. Il sistema dei pilastri porta i solai, i tramezzi sono posti a piacere secondo le necessità e nessun piano è vincolato all'altro. Non esistono più pareti portanti ma solo membrane solide a piacere, ne consegue l'assoluta libertà di configurazione della pianta, che consente una grande economia di volume costruito e un rigoroso impiego di ogni centimetro quadrato, che compensano i maggiori costi di una costruzione in calcestruzzo armato. le corbusier

4. La Fenetre En Longeur. I pilastri formano, con i solai, vuoti rettangoli in facciata, attraverso i quali luce ed aria entrano abbondantemente. La finestra corre da un pilastro all'altro, le corbusier e sarà quindi una finestra in lunghezza. Gli spazi in tal modo sono illuminati uniformemente da parete a parete. Il cemento armato rivoluziona la storia della finestra. La finestra può correre da un bordo all'altro della facciata. Il calcestruzzo armato offre per la prima volta con la finestra in lunghezza la possibilità di massima illuminazione.

5. La Facciata Libera. Giacché si fanno aggettare i piani rispetto i pilastri portanti l'intera facciata si sposta all'infuori rispetto la struttura. Essa perde quindi la qualità portante, e le finestre possono essere estese in lunghezza a piacere, senza diretta relazione con la suddivisione interna. Così la facciata ottiene una configurazione libera.

Biografia

Charles-Edouard Jeanneret (che più tardi avrebbe assunto, ricordandosi degli avi paterni, il nome d'arte di Le Corbusier), nasce il 6 ottobre 1887 a La Chaux-de-Fonds, Svizzera, dove studia alla scuola d'arte, orientandosi poi, su consiglio del suo maestro Charles L'Esplattenier, verso l'architettura (ma, oltre che architetto, fu anche urbanista, pittore, scultore e scrittore). La sua vera patria è comunque considerata la Francia, suo principale teatro di ogni attività critica e progettuale.


All'età di quattordici anni, si iscrisse alla Scuola d'Arte del suo paese natale e quando compì i diciotto anni realizzò la sua prima abitazione. Dal 1906 al 1914 viaggia in numerosi paesi d'Europa, soggiornando soprattutto a Vienna, dove viene in contatto con gli ambienti della Secessione viennese, e a Berlino dove, nello studio di Peter Beherens, conosce Gropius e Mies Van der Rohe. Visitando le principali città italiane ricava un abbondante quaderno di schizzi delle architetture del passato con a margine di ogni disegno annotazioni e appunti sui materiali, sui colori, sulle forme. Ciò gli consente di acquisire un bagaglio culturale che affonda le radici nel passato e di evidenziare la sua passione per l'architettura, nonostante egli non abbia mai compiuto studi regolari in questo ambito.

Solo intorno al 1920 cominciò realmente a lavorare come architetto. Durante la fase di apprendistato lavorò a Berlino e poi a Parigi, dove avrà modo di approfondire fra l'altro il suo interesse per la pittura moderna. le corbusier

Inizialmente lavora nello studio di Auguste Perret (fino al 1922), poi con Pierre Jeanneret apre il suo mitico studio di architettura a Parigi, situato in Rue de Sèvres al 35. Nello stesso periodo, fonda insieme a A. Ozenfant e Dermèe, la rivista "Avant-garde. L'Esprite noveau". Quasi da subito osteggiato dagli accademici per il suo presunto stile rivoluzionario, viene successivamente riconosciuto a livello mondiale, lasciando una traccia indelebile e profonda nelle moderne concezioni architettoniche ed urbanistiche. Il problema fondamentale che si pone all'architetto ha un duplice aspetto: da un lato organizzare lo spazio urbano, in modo che la città possa accogliere agevolmente le grandi masse di lavoratori di ogni livello sociale, legate alle attività contemporanee, dall'altro lato costruire edifici capaci di rispondere alle esigenze di vita collettiva ed individuale di quelle stesse masse.

Il suo sistema progettuale è improntato dunque all'uso di sistemi razionali, con moduli e forme estremamente semplici, secondo i principi del "Funzionalismo". Inoltre, molte nuove metodiche per l'ingegneria furono introdotte proprio da Le Corbusier. Il tetto piatto con giardino pensile, ad esempio, rappresenta un importante contributo dell'architettura di le corbusier: esso è formato da un ampio spazio situato su banchi di sabbia, con l'aggiunta di ampie zone verdi poste al di sotto dell'abitazione. Nella sua infaticabile sperimentazione riesce anche a toccare gli estremi opposti in una varietà di linguaggi plastici, come testimoniano le villas La Roche-Jeanneret e Savoye( 1929/31), ), "l'unite d'abitation" di Marsiglia (1947/52), La Cappella di Notre-Dame-Du-Haut sulla sommità di una collina che domina la borgata di Ronchamp( 1950/54), il convento dei domenicani La Tourette, La Maison De L'homme a Zurigo e L'ospedale di Venezia.

Nello stesso anno mostra, al Salon d'Automne, il suo progetto di una Città per Tre Milioni d'Abitanti, che sarà un caposaldo per i futuri studi urbanistici.

L'anno successivo pubblica "Verso una Architettura", il libro d'architettura più importante della prima metà del secolo scorso, un esplosivo manifesto in cui sostiene che l'impegno nel rinnovamento dell'architettura può sostituire la rivoluzione politica, può realizzare la giustizia sociale. Nel libro tratta di tre dei cinque punti: i pilotis, i tetti-giardino e la finestra a nastro. A questi tre elementi si aggiungeranno qualche anno dopo la facciata libera e la pianta libera. Sono i famosi "cinque punti di una nuova architettura" applicati con intenti teorematici in una delle opere più importanti del razionalismo architettonico, villa Savoye a Poissy del 1929.

Nel 1927 vinse il primo premio in un concorso internazionale di idee per il progetto del palazzo della Lega delle nazioni di Ginevra. Il progetto non fu, in realtà, mai realizzato.
Nel 1925-29 il suo progetto per il Centrosoyus (Ministero Centrale della Pianificazione Economica) a Mosca fu posto in atto; nel 1932 fu costruito a Parigi il Dormitorio Svizzero della Citè Universitarie. Nel 1936 Le Corbusier progettò la sede del Ministero dell'educazione del Brasile a Rio de Janeiro.
Fra i progetti di pianificazione urbanistica elaborati da Le Corbusier meritano di essere ricordati quello di Algeri (iniziato nel 1930), di San Paolo, di Rio de Janeiro, di Buenos Aires, di Barcellona (1933), di Ginevra, di Stoccolma, di Anversa e di Nemour (1934).
Un suo progetto per un nuovo museo fu realizzato a Tokyo nel 1929.

In quegli anni, poi, scrisse un importante libro sui problemi connessi alla progettazione della città, La Ville Radiouse, che venne pubblicato nel 1935.

Da non trascurare anche la sua produzione non strettamente architettonica, ma più legata al design. I mobili di Le Corbusier, ad esempio, creati con la collaborazione di P.Jeanneret e C. Perriand, esposti nel 1929 al Salon d'automne a Parigi, lasciarono perplessi i visitatori, per via del fatto che sembravano voler esaltare un concetto sopra ogni altra considerazione: quello di essere l'espressione concreta della loro stessa funzione. Cos'è una seduta, se non un oggetto che assolve il proprio compito accogliendo il corpo umano in una postura semi-eretta? Il progettista concentra la sua azione sul concetto dell'utile e delle necessità all'uso. Intorno alla struttura più semplice, quella di un tubo metallico eletto a supporto primario dell'oggetto, si organizzano i componenti base di ogni tipo di seduta: la struttura si fa gabbia di contenimento o sistema di appoggio. Questi mobili furono concepiti come degli strumenti idonei ad abitare in modo corretto gli spazi costruiti per l'uomo moderno: ancora oggi, si integrano perfettamente nell'habitat quotidiano, e ciò è dovuto principalmente alla convinzione di Le Crbusier di esprimere nella concretezza dell'oggetto di utilità, il nuovo valore proposto dal binomio forma- funzione. In tal modo l'oggetto, spogliato dell'ornamento, recupera la sua irriducibile intima bellezza, esprimendo la propria natura nell'armonia della nuova forma, semplice ed essenziale.

Nel 1944 ritornò all'atelier di Parigi e nel 1946 si trasferì a New York dove il suo genio innovatore fu definitivamente riconosciuto.
Morì nell'agosto del 1965 a Roquebrune, in Costa Azzurra.